Esistono tre date fondamentali nella nostra storia dell’Italia Repubblicana.
19 Maggio 1956: Posa della prima pietra, a Milano.
3 dicembre 1960: Inaugurazione de tratto Bologna-Firenze.
4 Ottobre 1964: L’Opera viene completata a Napoli.
Di cosa stiamo parlando?
Della costruzione della AUTOSTRADA DEL SOLE, la principale autostrada d’Italia.
Con i suoi 755 Km di lunghezza, i 16 milioni di metri quadrati di pavimentazione, 853 ponti e viadotti, 2.500 tombini, 572 cavalcavia, 38 gallerie fu un’opera straordinaria per l’epoca costata 272 miliardi di lire. Ponti sui fiumi dalle forme architettoniche aveneristiche, Autogrill innovativi e moderni, opere collaterali incredibili come la Chiesa dell’Autostrada di Giovanni Michelucci: l’Autostrada del Sole è il simbolo della Motorizzazione di Massa, del boom economico dell’Italia degli anni cinquanta/sessanta, un’opera ingegneristica inaugurata 50 anni fa che ha unito l’Italia, l’ha modernizzata e rendendola un paese dinamico.
Quello che colpisce maggiormente oggi è che tale opera imponente fu fatta in soli 8 ANNI. Anzi fu consegnata 3 mesi prima e senza sforare il budget previsto.
https://www.youtube.com/watch?v=4cVs05Vb-f8
Questi risultati potrebbero sembrare un caso isolato ma non era così nell’Italia dell’epoca.
Nel 1954, per esempio, cominciarono da parte dello stato anche le trasmissioni della RAI e la copertura nazionale del segnale televisivo. Anch’essa un’innovazione che unì tutti gli italiani. L’Autostrada del Sole stessa fu realizzata con la partecipazione di aziende italiane come AGIP, Fiat, Italcementi e Pirelli, contribuendo a quella modernizzazione della nostra economia, che primeggiando sui mercati, rese l’Italia una delle potenze mondiali .
Il paragone fra l’Autostrada del Sole degli anni 50/60 e le Autostrade Informatiche di oggi viene abbastanza naturale. Se negli anni del boom il nostro paese aveva bisogno di infrastrutture stradali in grado di reggere il crescente mercato automobilistico, nel 2014 l’Italia ha bisogno di infrastrutture telematiche in grado di favorire il crescente mercato online e i servizi legati a Internet.
Queste Autostrade Telematiche esistono già: fin dal 2004 i nostri Backbones di Telecomunicazioni, le nostre dorsali, sono state migrate in fibra e sono capaci di trasmettere i dati tra i principali snodi italiani a velocità di 10 Gbit/s!!
Tutte le chiamate che vengono fatte tra Milano e Napoli, in una sorta di Autostrada del Sole Cibernetica, sono tutte in VoIP. Quindi chi sostiene che il VoIP non è ancora una tecnologia affidabile e che se ne parlerà in futuro, non sa che che il Futuro in Italia è già qua.
Il problema resta la diffusione della Banda Larga nel cosidetto Ultimo Miglio, quella che in maniera capillare porta i dati e gli accessi alla rete nelle case e nelle aziende italiane.
Recentemente è uscita la Relazione del Governo chiamata “Strategia Italiana per la Banda Ultralarga“. 124 pagine dove viene fatta una fotografia di quella che è la situazione attuale in Italia della banda larga, dove si illustrano le strategie e gli obiettivi che saranno messi in atto nei prossimi anni, dove saranno reperite le risorse per creare queste autostrade informatiche.
L’obiettivo è quello di raggiungere entro il 2020 la copertura fino all’85% della
popolazione con una connettività di almeno 100 Mbps, che è l’unica a poter essere definita ultra fast broadband nell’accezione dell’Agenda Digitale Europea (banda ultralarga o ultrabroadband). Per il restante 15% della popolazione, invece, l’obiettivo è di garantire
servizi con velocità pari ad almeno 30 Mbps in download.
I dati esposti nella relazione però non sono incoraggianti: Il nostro Paese parte da una situazione molto svantaggiata (v. il cap. 1.3 della Relazione) che ci vede sotto la media europea di oltre il 40 punti percentuali nell’accesso a più di 30 Mbps e un ritardo di almeno 3 anni. Secondo i piani industriali degli operatori privati, solo nel 2016 si arriverà al 60% della popolazione coperta dal servizio a 30 Mbps, senza impegni oltre quella data. Inoltre, nessuno degli operatori ha alcun piano ufficiale per avviare un’opera di copertura estensiva a 100 Mbps, né entro il 2016 né oltre.
Siamo l’ultima nazione europea per copertura a banda ultralarga, come emerge dai dati della Commissione Europea (vedi Pagina 17 della relazione).
A pagina 33 si legge chiaramente: “L’attore principale della presente strategia è il mercato che è chiamato a investire in un’infrastruttura ritenuta strategica per lo sviluppo del Paese. L’intervento pubblico è quindi solo sussidiario agli investimenti privati al fine di stimolarli.”
Questo significa che il nostro Settore, quello dell’Information Communication & Technology (ICT) dovrà nei prossimi 6 anni fare la sua parte. Sempre nel documento si legge: “Per raggiungere questo obiettivo c’è bisogno dell’impegno di tutti, non bastano i soli sforzi dell’Amministrazione Pubblica, centrale o locale. Serve uno sforzo da parte di tutto il settore ICT, delle imprese, delle associazioni e dei cittadini.”
E il nostro settore si sta dando da fare già da tempo coprendo spesso quelle lacune che l’intervento pubblico non sostiene (vedi le attività degli WISP) e contribuendo a quella Rivoluzione Informatica (IP Revolution) fondamentale per il Paese. Lo confermano i dati ISTAT: nel 2014 il 98,2% delle imprese con almeno 10 addetti dispone di una connessione a internet (96,8% nel 2013) e il 95% delle imprese è connesso a internet in banda larga fissa o mobile (94,8% nel 2013). Il 69,2% delle imprese con almeno 10 addetti (88,9% tra le imprese con almeno 250 addetti) dispone di un sito web (67,3% nel 2013). Il 31,8% delle imprese (51,9% tra quelle con almeno 250 addetti) utilizza un social media (24,7% nel 2013).
C’è un cavernicolo che ha appena inventato la Ruota.
Tutto felice propone ai suoi amici la scoperta che cambierà la storia dell’uomo. I suoi amici però sono tutti indaffarati nel portare massi pesantissimi col loro vecchio metodo. Ringraziano gentili e dicono che sono troppo impegnati per ascoltarlo.
“ABBIAMO SEMPRE FATTO COSi’!!”
Quante volte questa frase è stata la scusa che ha impedito lo sviluppo e il progresso nel nostro Paese. Leggendo il lungo rapporto, spesso fatto di ripetizioni, di dati senza fonti e di una formattazione copia e incolla, sembra che ci troviamo di fronte all’ennesimo caso italiano in cui certi settori strategici sono lasciati completamente all’intrapendenza del mercato, dei privati e in cui il pubblico è affacciato alla finestra a vedere quello che succede e, quando va bene, a controllare che sia fatto con un certo criterio.
Invece non è vero: NON ABBIAMO SEMPRE FATTO COSI’!
La nostra storia anche recente è fatta di esempi in cui, con coraggio e forza, lo stato è stato in grado di anticipare e guidare le scelte strategiche che hanno reso l’Italia un paese moderno.
– Simone Terreni –

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