Sono Luigi Poli, responsabile commerciale VoipVoice.
Ho 38 anni e questo mi fa essere il “fratello maggiore” di tutti i miei colleghi; ho infatti la fortuna di lavorare in un’azienda molto giovane, dove l’età media non arriva ai 25 anni. Ritengo questa cosa uno dei valori che hanno permesso a VoipVoice di crescere molto negli anni perché l’impegno e l’energia che i miei colleghi riescono a mettere tutti i giorni nelle loro mansioni si coniuga alla perfezione con l’esperienza e la pazienza di chi, come me, ha ormai diversi anni di esperienze lavorative alle spalle.
Alcune volte succedono cose strane che mi fanno capire come gli anni di differenza tra me e loro non si misurino solo con i ciuffi bianchi tra i capelli o le rughe di espressione attorno agli occhi. Qualche giorno fa sono trasalito quando ho scoperto che molti di loro non hanno mai visto un film di Francesco Nuti! Francesco Nuti per noi giovani toscani che eravamo bambini negli anni ottanta e adolescenti negli anni novanta è stato un guru, un punto di riferimento e anche oggi, a distanza di oltre venti anni, ogni tanto mi trovo a riguardare per l’ennesima volta una delle sue pellicole, ridendo e commuovendomi come la prima volta.
Uno dei miei film preferiti è “Caruso Pascoski di padre polacco”. Sicuramente chi ha visto il film non può non ricordarsi l’incipit dove Francesco Nuti, in pochi minuti, fa percorrere allo spettatore tutta la vita di Caruso, da bambino, a ragazzino, ad adolescente fino a vederlo diventare uomo. Tutto lo scorrere degli anni ha un unico comune denominatore: Giulia, l’eterno amore di Caruso.
Se come Caruso, ad oggi, dovessi guardarmi indietro e cercare un qualcosa, una parola, una sensazione che mi abbia accompagnato negli anni, mi viene in mente una sola cosa: curve, su curve, dopo curve. La parola “curva” ha molte accezioni; la curva è di per sé una cosa misteriosa: la devi affrontare, superare, spesso senza sapere cosa nasconde dietro.
Tutte le curve della mia vita mi hanno lasciato qualcosa e, curva dopo curva, hanno contribuito a farmi diventare la persona che sono oggi.
Le curve della collina su cui è appoggiato il mio paese natale; affrontate mille e mille volte, prima in bicicletta, poi sullo skateboard (quello “stretto”, non quello “largo”) e poi col motorino. Cosa mi porto dietro di questo ricordo? Oltre a una piccola cicatrice sul ginocchi sinistro, la valutazione del rischio e un pizzico di incoscienza.
Le curve “nascoste”. La moda dei primi anni novanta era ben lontana da quella odierna; spiegare ad un giovane di oggi quanto fosse difficile cercare di immaginare cosa fosse nascosto sotto una felpa della Best Company, dentro un paio di jeans Roy Roger’s o dentro un bomber Avirex non è cosa semplice. Per non parlare della televisione! Le vallette dei programmi in fascia pre-telegiornale serale di oggi sono molto più scoperte e attillate di quelle che in quegli anni si aggiravano sui canali regionali dopo la mezzanotte. Cosa può aver lasciato in me tutto questo? La curiosità, il gusto della scoperta e una fervente immaginazione.
La curva di San Siro. San Siro è considerato La Scala del calcio e vi assicuro che assistere ad una partita con oltre 80.000 persone che urlano, imprecano, esultano, piangono ha un fascino incredibile. Ma se dovessi pensare alla cosa che più mi ricordo con affetto e nostalgia, allora devo tornare ad una insulsa partita di fine campionato dove mi trovai ad entrare in curva tra i primi. Lo stadio era completamente vuoto, solo i giardinieri stavano facendo il loro lavoro; la curva di San Siro ha una visuale perfetta sul campo. Mi affacciai dalla balaustra e, se ben a molti metri di altezza, riuscii a sentire distintamente l’odore dell’erba tagliata, e, con grande stupore, mi accorsi che era lo stesso odore del campetto del mio paese. Anche se può sembrare strano questo vivere intensamente una passione mi ha lasciato qualcosa: il senso di appartenenza ad un gruppo e il credere che tramite il gioco di squadra si possa raggiungere qualsiasi risultato; ma soprattutto che non è l’apparenza che conta (lo stadio) ma la sostanza (il campo).
La curva che senza dubbio però ha segnato più delle altre la mia vita è stata quella che la storia ha poi messo in un angolo, sovrastata da un’altra curva maledetta. Era un caldissimo 30 aprile, l’anno era il 1994. Non ancora diciottenne stavo assistendo eccitatissimo alle prove del Gran Premio di San Marino dalla Curva Tosa; le macchine sfilavano veloci cercando di strappare il miglior tempo possibile. All’improvviso uno schianto terribile che ancora oggi riecheggia nei miei ricordi. Davanti ai miei occhi vidi un giovane pilota austriaco, Roland Ratzenberger, affrontare la curva intitolata a Gilles Villeneuve ad oltre 300 km/h, la sua macchina andò a sbattere contro il muretto e, dopo infinite carambole, venne a fermarsi proprio sotto la tribuna della Tosa. Il casco del pilota si appoggiò lentamente sull’abitacolo dell’auto e, in quel modo innaturale di reclinare la testa, tutti capimmo che Roland aveva perso la vita inseguendo quello che amava fare: correre e frenare il più tardi possibile. Il giorno successivo, solo qualche curva prima, troverà la morte uno dei più grandi piloti di tutti i tempi, Ayrton Senna, relegando la tragedia di Roland ad un evento secondario. Inseguire i propri sogni e le proprie ambizioni, costi quel che costi; questo è quello che oggi porto con me di quel giorno.
Oggi sono un uomo, ho una splendida compagna che mi ha regalato una bellissima bambina, ho un lavoro che mi piace e che affronto ogni giorno con impegno e dedizione. Ma le curve non mi hanno abbandonato!
Oggi le curve che osservo sono quelle che illustrano in Excel l’andamento di VoipVoice.
Non voglio stancare chi ha avuto la pazienza di leggere queste mie riflessioni malinconiche con una serie di grafici complicati e una sfilza di dati; mi preme farvi conoscere la curva che più delle altre può illustrare ciò che VoipVoice ha fatto per diventare quello che è oggi.
La curva di cui vi voglio parlare è quella che riguarda direttamente il lavoro del mio reparto e cioè quella che illustra come il numero dei System Integrators che hanno scelto di proporre VoipVoice ai loro clienti è andato aumentando nel corso degli anni:
Questa crescita esponenziale di professionisti del settore ICT che hanno scelto di attivare numerazioni VoipVoice sugli apparati IP dei loro clienti è per noi un vanto e un orgoglio.
VoipVoice non ha un call center che risponde alle telefonate. I nostri partners sanno che per qualsiasi necessità possono rivolgersi ad una persona che ha un nome, un cognome, un interno telefonico ed un indirizzo e-mail. Chi lavora con noi sa bene che riusciamo ad attivare un numero di prova gratuito in pochi minuti; sa che il nostro reparto commerciale è sempre disponibile a fornire preventivi per i loro clienti e a trovare il listino più idoneo alle esigenze delle aziende. Siamo in grado di fornire un numero VoIP funzionante dopo circa tre ore dal ricevimento della modulistica; effettuiamo la Number Portability da tutti gli operatori nazionali. I nostri partner hanno accesso ad una scontistica a loro riservata presso i maggiori distributori nazionali e sanno che possono ricevere assistenza tecnica sugli apparati certificati da VoipVoice.
Questi e molti altri sono i nostri punti di forza, ma quello che sicuramente ci distingue sul mercato è che VoipVoice è formata da persone. Persone con storie ed esperienze, passioni e attitudini che, come questo blog dimostra, non cercano di nascondersi dietro un numero di matricola o un risponditore automatico ma anzi, desiderano farsi conoscere e far crescere l’azienda e tutte le persone che ad essa si affidano cercando serietà, disponibilità e professionalità.
Informazioni: Luigi Poli e il Reparto Commerciale di VoipVoice risponde ogni giorno lavorativo dalle ore 9,00 alle ore 18,00 oppure potete contattarlo tramite mail: commerciale@voipvoice.it.
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[…] so quanti di Voi abbiano letto il mio primo articolo sul blog ma, chi lo ha fatto, aveva trovato al suo interno il grafico di crescita dei nostri […]