“Vague but exciting”
Vago ma eccitante! Così Mike Sendall il responsabile dei Sistemi Operativi al CERN di Ginevra aveva scritto a matita in un angolo sulla copertina di un documento che un giovane fisico inglese gli aveva presentato il 12 marzo 1989.
Il documento si intitolava: Information Manager Proposta A.
Era un memo formato da sole 14 pagine ed era un tentativo grezzo ma geniale di riorganizzare la miriade di informazioni, ognuna su formati diversi e su computer diversi, del principale laboratorio europeo di ricerche nucleari.
L’idea che stava alla base del giovane britannico era quello di utilizzare il metodo degli ipertesti per collegare i documenti, avere un unico browser di lettura e di combattere l’enorme frustrazione che aveva nel non riuscire a gestire questa immensa mole di informazioni.
Nel 1980 aveva già lavorato per il CERN sei mesi come tirocinante e aveva implementato un software chiamato Enquire, che aveva lo scopo di tenere traccia delle varie relazioni tra i PC del laboratorio svizzero.
Dopo un esperienza di tre anni in un’azienda di telecomunicazioni il giovane britannico torna al CERN come Ingegnere del Software grazie a una borsa di studio.
Le richieste che il giovane fisico fece al suo capo in quel documento erano due: tempo per sviluppare il suo progetto e personale per aiutarlo.
Mike Kendall bocciò l’idea.
Non aveva capito che in quel documento c’erano le fondamenta di una delle invenzioni più importanti del genere umano: il WEB, il World Wide Web, la ragnatela che collega tutti i computer del mondo, il www.
Il giovane fisico inglese laureato ad Oxford nel 1976, che fin da quando era studente costruiva da solo i suoi computer, si chiamava Tim Berners Lee.
Dopo qualche mese il CERN comprò un nuovo server: un NeXT Cube che come caratteristica aveva un sistema operativo che lavorava sulla programmazione a oggetti e sull’ipertesto. La NeXT era un’azienda americana fondata da Steve Jobs nel 1985 che, cacciato da Apple, voleva creare un computer innovativo che fosse estremamente facile da usare.
Kendall si ricordò del vecchio progetto di Tim Berners Lee e gli affiancò un altro geniale informatico belga, Robert Cailliau, per svilupparlo in maniera collaterale. Lo scopo non era quello di sviluppare il web ma quello di scoprire le potenzialità del computer appena acquistato, che diventerà il primo web-server della storia e che oggi è conservato al Museo Microcosm del Cern, con tanto di foglietto attaccato con scritto: “non spegnere”.
Il resto è storia: fu elaborato il primo linguaggio di programmazione, l’HTML; il primo protocollo di trasmissione degli ipertesti, l’HTTP; il primo Browser, WorldWideWeb, scritto tutto attaccato; il primo sistema di identificazione degli indirizzi, l’URL.
Lo scopo del web era quello di accedere da un singolo computer a qualsiasi altro computer in rete e poter scambiare informazioni, fare il download dei software, visualizzare immagini, video e utilizzare ipermedia in real time. Se ci pensiamo bene le stesse cose che facciamo oggi noi.
La data ufficiale della nascita del web è il 6 agosto 1991 quando fu pubblicato il primo sito che visto oggi (è sempre online e lo trovate a questo link) così scarno ed essenziale fa tenerezza.
La grandezza di Tim Berners Lee e degli scienziati del CERN però non fu solo quello di realizzare una nuova formidabile invenzione tecnologica ma anche di regalarla al mondo gratuitamente.
Il 30 aprile 1993 infatti il CERN, su forte spinta di Berners Lee, decise di rilasciare liberamente la tecnologia del Web. Nel giro di pochi mesi i siti si moltiplicarono e nacquero le prime dot.com con il conseguente sviluppo della prima era del web. Un vero e proprio boom.
Attenzione però, nel gesto di Tim Berners Lee, non c’era nessun intento filantropico o voglia di passare da benefattore.
Il suo scopo era quello di far crescere la sua creatura: infatti solo se centinaia di altre persone avessero lavorato al codice, implementato i software, aggiunto idee e innovazioni avrebbero permesso di cambiare completamente la gestione globale delle informazioni rendendole fruibili. E’ proprio questo concetto ad essere rivoluzionario: l’uomo può crescere e sviluppare se condivide in maniera costante il proprio sapere.
Tim Berners Lee stesso definì la sua invenzione: un’arma di costruzione di massa.
Così nel 1989, mentre nel mondo la gente pensava ad abbattere i muri a Berlino e a fermare i carri armati con le borse della spesa in Cina, in un piccolo laboratorio in Svizzera, nella nostra bistrattata Europa, si stava mettendo le basi della rivoluzione più importante della storia dell’uomo: la rivoluzione IP, quella che anche oggi sta coinvolgendo le nostre vite e i nostri lavori.
Per questo quando alla Cerimonia delle Olimpiadi di Londra nel 2012 comparve proprio lui, Tim Berners-Lee, saltai sul divano come un bambino, felice di vedere che finalmente a uno dei miei miti gli veniva dato il giusto riconoscimento a livello mediatico.
Il Web non è internet.
Il Web è un servizio di internet. Come il VoIP. Però se non ci fosse stato il Web oggi non ci sarebbe stato il VoIP e la sua diffusione. Quando racconto la storia di Berners Lee mi viene sempre a mente che la nostra tecnologia e il nostro modo di lavorare ha alla base gli stessi principi che guidarono i padri fondatori dell’era di Internet. Per questo il mio lavoro assume sempre un gusto particolare di realizzazione.
Simone Terreni
Curiosità: Nel 1993 Tim Berners-Lee lasciò il CERN ed approdò al MIT dove nel 1994 fondò il World Wide Web Consortium, anche conosciuto come W3C, un’organizzazione non governativa internazionale che ha come scopo quello di sviluppare tutte le potenzialità del World Wide Web. Oggi è promotore di iniziative importanti per la salvaguardia della Net Neutrality del Web. A questo link trovate un suo bell’intervento al Ted (sottotitoli in italiano).